Pensioni, riforma in arrivo: novità su Quota 41, Quota 103 e Quota 96

Quale sarà la modalità che verrà scelta dal governo per assicurare l’assegno della pensione a chi avrà maturato i requisiti? Al momento sono al vaglio del governo diverse ipotesi, che partono dalla possibile proroga di Quota 103 – che è stata però introdotta e pensata come transitoria – fino ad arrivare alle novità che riguardano Quota 41 e Quota 96. 

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Ci sono diverse ipotesi sui requisiti che verranno considerati come fondamentali per poter fare domanda di accesso alla pensione. Il governo sta lavorando sulla riforma che prenderà il via del 2024, dopo aver affrontato una fase transitoria che ha visto il superamento di Quota 100 con Quota 103. Questa modalità verrà prorogata oppure ci saranno dei cambiamenti radicali in arrivo?

Secondo quanto emerge dalle prime indiscrezioni, sul tavolo del governo ci sono diverse tipologie di accesso alla pensione: vediamo insieme quali verranno prorogate, quali saranno introdotte e che cosa cambierà nel concreto per i lavoratori in base al loro settore di appartenenza.

Pensioni: tutte le novità in arrivo

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Partendo da Quota 103 – che prevede che un lavoratore possa aver diritto alla pensione nel momento in cui ha maturato 41 anni di contributi e ha raggiunto il 62esimo anno di età – si può affermare quasi con certezza che questa modalità verrà prorogata anche per il 2024. La sua naturale scadenza è stata fissata al 31 dicembre 2023 ma, visto anche la mancanza di alternative concrete e adeguatamente sostenibili, è molto probabile che Quota 103 rimarrà la via di accesso principale alla pensione anche nel 2024.

L’alternativa più concreta, al momento, è quella di Quota 41, su cui sta spingendo in particolar modo la maggioranza. Questa ipotesi prevede la possibilità di accedere alla pensione alla maturazione di 41 anni di contributi. In questo modo verrebbe meno il requisito dell’età ma la problematica principale riguarda il costo che questa modalità richiede, al momento non sostenibile.

Rimane poi sul tavolo l’ipotesi di delineare alcune categorie di lavoratori – ad esempio quelli che hanno svolto lavori usuranti – che potranno uscire in anticipo con Quota 96 (61 anni d’età e 35 anni di contributi).