Trasferirsi all’estero: i pro e i contro per la pensione

Sempre più persone si trasferiscono all’estero per trovare una vita più tranquilla, ma c’è preoccupazione riguardo alla pensione. L’Unione europea garantisce la libera circolazione dei lavoratori e la somma dei contributi maturati, mentre gli accordi internazionali consentono la portabilità dei diritti dei cittadini su scala internazionale.

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Sempre più persone cercano di sfuggire allo stress della vita quotidiana e cercano un ritmo di vita più tranquillo all’estero. Tuttavia, quando si sceglie di trasferirsi in un altro Paese, come le isole Canarie, sorge la preoccupazione di cosa accadrà alla pensione.

In questo articolo, esploreremo le norme previdenziali dei singoli Paesi e i possibili accordi internazionali che consentono la portabilità dei diritti dei cittadini su scala internazionale.

Le prestazioni previdenziali nei Paesi dell’Unione europea

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Grazie alla libera circolazione dei lavoratori nell’Unione europea, le prestazioni previdenziali sono garantite a tutti i residenti dei Paesi membri. I contributi maturati in differenti Paesi vengono cumulati, salvo il vincolo che il Paese chiamato a effettuare il calcolo finale richiederà un minimo di contributi versati all’interno dei suoi confini.

Se si sceglie di trasferirsi in un Paese dell’Unione europea, come Lanzarote, ad esempio, si dovrà versare qui almeno un anno di contributi per ottenere la somma necessaria per godere della propria pensione.

La situazione nei Paesi al di fuori dell’Unione europea

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Per quanto riguarda il trasferimento all’estero in Paesi al di fuori dell’Unione europea, ci sono differenti sistemi in atto e la preoccupazione di veder perso parte di quanto versato. Tuttavia, ci sono accordi internazionali di sicurezza sociale che garantiscono la portabilità dei diritti dei cittadini e permettono una totalizzazione dei contributi versati su scala internazionale. È importante essere consapevoli delle norme previdenziali dei singoli Paesi nei quali si è deciso di lavorare.