Superbonus, crediti spalmati in 10 anni: non tutti potranno farlo

29/04/2023

Secondo quanto stabilito dalle nuove norme, sarà possibile chiedere di spalmare i crediti accumulati dopo aver avuto accesso al Superbonus oppure ai bonus edilizi in un arco di tempo di 10 anni. Attenzione, però, perché non tutti potranno beneficiare di questa nuova modalità: vediamo insieme come funzionerà! 

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Dal 2 maggio sarà possibile accedere al sito dell’Agenzia delle Entrate e richiedere di ripartire i crediti legati ai bonus edilizi – tra cui ovviamente anche il Superbonus – in dieci anni. Questa è una delle novità che sono state introdotte da poco, e che riguardano le nuove modalità per poter usufruire delle agevolazioni fiscali per quanto riguarda gli interventi edilizi.

Bisogna però fare attenzione ai requisiti che sarà necessario possedere per beneficiare della ripartizione dei crediti in 10 anni. Stando a quanto è stato riferito, infatti, tutto dipenderà dai tempi in cui sono state effettuate le comunicazioni: chi si è mosso in ritardo, ovvero dopo il 31 marzo, non potrà beneficiare della ripartizione! Vediamo insieme nel dettaglio come funziona questa nuova modalità.

Superbonus: nessuna ripartizione per i ritardatari

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La norma di riferimento sembra essere molto chiara, e indica che la ripartizione in 10 anni riguarda in particolare “crediti d’imposta derivanti dalle comunicazione di sconto in fattura o cessione dei crediti inviate all’Agenzia delle Entrate entro il 31 marzo 2023 e non ancora utilizzati”.

Sembrano rimanere fuori, quindi, tutti coloro che hanno selezionato lo sconto in fattura oppure la cessione, comunicandolo dal primo aprile 2023 in avanti – compresi coloro che hanno sfruttato la possibilità della “remissione in bonus”, e che quindi non hanno effettuato la comunicazione entro il 31 marzo, ma solo successivamente.

Stando a quanto riportato dal Sole24Ore, che ha analizzato le casistiche e ha messo in evidenza la possibilità concreta dell’esclusione di coloro che hanno comunicato in ritardo la scelta, si tratterebbe di una contraddizione soprattutto per coloro che hanno usufruito della “remissione del bonus”. Nel caso in cui l’esclusione dalla ripartizione dei crediti in 10 anni venisse confermata, chiaramente sarebbe da rivedere la capacità “sanante” della remissione, che in questo caso verrebbe meno.