Shein, centinaia in fila per il negozio di Milano: perché è un problema?
In centinaia fuori dal negozio fisico di Shein, aperto dal 19 al 22 dicembre a Milano, poco lontano dal Duomo. Immagini che mostrano come i consumatori siano ancora sostenitori dell’industria fast fashion, ed è un problema.
Milano: vicino al Duomo, a Palazzo Giureconsulti, il colosso cinese della moda veloce Shein ha inaugurato un pop up shop che ha letteralmente attratto masse di persone. Foto di lunghe file di chi si è affrettato per effettuare gli ultimi acquisiti prima di Natale, scegliendo i capi del noto marchio fast fashion.
Non sono mancate critiche dopo scene simili, specialmente perché si discute sempre più di quanto importante sia fare acquisti in maniera consapevole e più rispettosa per l’ambiente. È infatti noto quanto l’industria fast fashion in generale non sia sostenibile e causi ingente inquinamento. Nello specifico poi, Shein è stato protagonista di diversi scandali, eppure il successo del marchio non sembra averne risentito.
Perché il successo di Shein non va bene?
Non solo per il rispetto ambientale, motivo già più che valido per cambiare direzione, ma il fatto che in molti scelgano di acquistare tanti capi di bassa qualità a prezzi apparentemente molto convenienti è esempio di un problema attuale che non va sottovalutato.
Le file di persone vogliose di entrare all’interno del negozio fisico di Shein, com’è appena accaduto a Milano, sono esempio di come il delicato tema dell’inquinamento che viene dall’industria fast fashion sia ancora poco compreso, nonostante le azioni sempre più convinte di attivisti (come le svariate iniziative che hanno avuto luogo durante il Black Friday).
Tornando a parlare dello specifico caso di Shein, il colosso della moda veloce è finito più volte nel mirino per l’impatto ambientale, per come vengono trattati i dipendenti e anche, recentemente, perché i capi prodotti sono dannosi per la salute.
Una recente inchiesta di Green Peace Germania ha mostrato come alcuni capi firmati Shein acquistati in Europa contenessero sostanze chimiche pericolose con una concentrazione “Superiore ai livelli consentiti dalle leggi europee e sono da considerarsi illegali a tutti gli effetti”. Comunque, sembra che i consumatori continuino a ignorare i “lati oscuri” del brand, almeno così viene da pensare vedendo il successo del negozio Shein di Milano.