Reddito di cittadinanza, errore clamoroso: truffe permesse?

Il governo Meloni è pronto ad abolire il Reddito di cittadinanza, ma prima di farlo ha introdotto una serie di modifiche che limitano l’accesso al sussidio. Così facendo, però, l’esecutivo ha eliminato le norme contro le truffe. Facciamo chiarezza in merito.

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Il Reddito di cittadinanza è stato ampiamente modificato dal governo Meloni tramite la Legge di Bilancio 2023, in attesa di abolire definitivamente l’assegno economico a partire dal prossimo anno.

Tuttavia, intervenendo sulla normativa relativa al sussidio, l’esecutivo ha eliminato anche le norme che facevano riferimento alle sanzioni nei confronti dei cosiddetti “furbetti”.

Nel frattempo, il responsabile di Giustizia di Azione, Enrico Costa, ha presentato un emendamento per recuperare i reati delle truffe.

Reddito di cittadinanza: eliminate le pene per le truffe

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Il governo ha introdotto una serie di modifiche per quanto riguarda il Reddito di cittadinanza tramite la Manovra 2023, ma il Partito Democratico si è accorto di un errore e per questo motivo ha depositato un’interpellanza urgente diretta al ministro Nordio. L’esecutivo, infatti, ha eliminato l’articolo della legge relativa al Reddito di cittadinanza che faceva riferimento alle sanzioni per i truffatori.

Le modifiche della Legge di Bilancio

La modifica introdotta dalla Legge di Bilancio interviene sul decreto legge tramite cui il governo Conte I ha introdotto il Reddito di Cittadinanza. Nello specifico, al comma 318 dell’articolo 1 della Manovra si legge:

A decorrere dal 1° gennaio 2024 gli articoli da 1 a 13 del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, sono abrogati.

Le norme sulle truffe

Tra gli articoli eliminati dalla Legge di Bilancio è compreso anche l’articolo 7, il quale introduceva una serie di sanzioni in caso di truffe. Nello specifico, l’articolo recitava:

1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio di cui all’articolo 3, rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da due a sei anni.

2. L’omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, anche se provenienti da attività irregolari, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio entro i termini di cui all’articolo 3, commi 8, ultimo periodo, 9 e 11, è punita con la reclusione da uno a tre anni.

Queste e altre regole inerenti alle sanzioni saranno verranno meno a partire dal 2024, ma secondo gli esponenti del PD avranno anche un effetto retroattivo.

La proposta di Enrico Costa

Il governo Meloni non ha direttamente commentato l’errore, ma preso potrebbe essere promulgato un decreto legge in collaborazione tra ministero del Lavoro e Tesoro.

Nel frattempo, il responsabile Giustizia di Azione, Enrico Costa, ha presentato un emendamento ad hoc al disegno di legge sulla procedibilità d’ufficio.

La proposta di modifica firmata da Costa è stata depositata al provvedimento sulla procedibilità d’ufficio e l’arresto in flagranza, che rivede di fatto la riforma Cartabia, e che è ora all’esame della commissione Giustizia della Camera.