Pensioni, Opzione Donna confermata: non sarà legata ai figli

Dietrofront del governo Meloni sull’Opzione Donna per quello che riguarda le pensioni. Le donne che hanno fatto un lavoro usurante potranno andare in pensione in anticipo rispetto alla “quota 103” che è stata introdotta dall’esecutivo, ma non ci saranno ulteriori agevolazioni in base al numero dei figli, come invece era stato ipotizzato in un primo momento. 

Nella legge di Bilancio, alla voce Pensioni, sarà presente anche l’Opzione Donna, ma senza le modifiche che erano state preannunciate dal governo Meloni. Stando a quanto era stato riportato in un primo momento, la possibilità di andare in pensione in anticipo rispetto alla “quota 103” doveva essere legata non solo alla tipologia di lavoro effettuato, ma anche al numero dei figli di una donna.

L’ipotesi in campo era quella di concedere alle donne che hanno svolto un lavoro usurante di andare in pensione con con 35 anni di contributi e 59 anni d’età per coloro che hanno un figlio, a 58 per chi ne ha due. Sulla misura erano già state raccolte alcune perplessità, come quella espressa dal professore di diritto costituzionale de La Sapienza Gaetano Azzariti, che al Fatto Quotidiano ha parlato di “distinzione irragionevole che può portare a sollevare la violazione del principio di uguaglianza”.

Pensione: Opzione Donna confermata

Ecco perché, secondo le ultime notizie, Opzione Donna verrà confermata ma non sarà collegata al numero dei figli. La formula con la quale le donne potranno andare in pensione in anticipo è la seguente: 35 anni di contributi e almeno 58 d’età per le lavoratrici dipendenti, stessi anni di contributi ma 59 anni d’età per le lavoratrici autonome.

Per il momento l’Opzione Donna – che è rimasta in vigore durante il 2022 per tutte coloro che avevano maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2021 – sarà confermata per l’anno 2023, anche se sono al vaglio del governo tutte le modalità per trovare le coperture affinché la misura possa essere implementata a tutti gli effetti.