Pensioni e stipendi: aumenta il divario di genere

L’Italia è ancora lontana dall’essere un paese che garantisce la parità di genere sul lavoro. A renderlo noto è il seminario organizzato dal Consiglio Nazionale degli Attuari e Noi Rete Donne.

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Il Consiglio Nazionale degli Attuari e Noi Rete Donne hanno organizzato un seminario che ha esplorato le ragioni per cui le donne in Italia percepiscono stipendi inferiori e pensioni più basse rispetto ai colleghi uomini.

Il tasso di occupazione femminile in Italia è tra i più bassi d’Europa, segnando una differenza del 14% rispetto alla media del continente. Inoltre, le donne lavorano soprattutto nei servizi pubblici e alla persona, settori che offrono retribuzioni medie inferiori e maggiore precarietà lavorativa.

Le ragioni per la differenza tra retribuzione e pensioni di uomini e donne

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La pensione di vecchiaia media lorda mensile è pari a 1.970 euro per gli uomini e 1.321 euro per le donne, il che significa un “differenziale di genere” del 32,9%. Gli uomini percepiscono il 32,9% in più rispetto alla media del totale delle pensioni di vecchiaia. Questo è dovuto in parte alla difficoltà delle donne di conciliare lavoro e famiglia, il che si traduce in un minore accumulo di contributi per la pensione. Su 100 donne tra i 25 e i 49 anni, 73 hanno figli piccoli e di queste, 27 non lavorano.

È importante ridurre la discriminazione di genere sul luogo di lavoro e garantire che le donne abbiano le stesse opportunità di carriera degli uomini. Solo allora sarà possibile porre fine alla disparità economica tra i sessi in Italia.

Il welfare e la parità di genere

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L’ex Ministra Elsa Fornero ha sottolineato che il welfare deve essere visto come legato al concetto di vita intera, non solo alle pensioni. Il welfare dello Stato sociale dovrebbe cominciare a ridurre le disparità fin dall’inizio, fornendo supporto alle donne che hanno figli piccoli e facilitando la conciliazione tra lavoro e famiglia.

La popolazione femminile lavora meno di quella maschile e deve accontentarsi di retribuzioni e pensioni inferiori e di minori opportunità di carriera, nonostante l’Italia abbia una normativa avanzata sulla parità di genere.