Omicidio Yara Gambirasio, al vaglio l’ipotesi di depistaggio

Ormai quattro anni fa, nell’ottobre del 2018, con il verdetto della Cassazione Massimo Bossetti ha ricevuto la pena di ergastolo definitivo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra, commesso il 26 novembre 2010. Ora però si indaga anche sull’ipotesi di depistaggio.

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Massimo Bossetti  è in carcere a Bollate dove sconta la pena dell’ergastolo. Ma nelle ultime ore i suoi difensori, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, chiedono indagini anche sulla pm Letizia Ruggeri per frode processuale e depistaggio. Così il gip di Venezia Alberto Scaramuzza ha trasmesso gli atti alla procura per iscriverla nel registro degli indagati.

Già in precedenza Bossetti denunciò il presidente della Corte d’Assise di Bergamo Giovanni Petillo e la funzionaria dell’ufficio corpi di reato Laura Epis, per via delle modalità di conservazione del Dna nel passaggio dall’Istituto San Raffaele di Milano al tribunale di Bergamo in quanto non sarebbero state mantenute le stesse condizioni termiche sotto zero.

Così gli avvocati di Bossetti hanno chiesto indagini anche riguardo la pm Ruggeri in quanto fu lei a proporre di trasferire i campioni, a dicembre 2019, con la confisca avvenuta a gennaio.

Omicidio Yara Gambirasio, indagata la pm Letizia Ruggeri

massimo bossetti yara gambirasio

Nonostante siano ormai trascorsi oltre 10 anni il caso Yara Gambirasio resta dunque ancora aperto con le nuove accuse di Bossetti, che intanto sconta l’ergastolo. Il gip ha quindi decretato:

Posto che, a fronte di una denunzia-querela e di un atto di opposizione di parte offesa, in buona parte indirizzati nei riguardi proprio di comportamenti del pm Ruggeri Letizia, si impone la necessità di un’estensione soggettiva dell’iscrizione nei suoi confronti.

Le indagini avverrebbero:

al fine di permettere al pm una compiuta valutazione anche della sua posizione in relazione a tutte le doglianze dell’opponente, che, per come sopra elencate e precisate richiedono un necessario approfondimento, sia al fine di permettere alla stessa un’adeguata difesa.

Si dice molto sorpreso il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani che ricorda che i campioni residui erano

rimasti regolarmente crio conservati in una cella frigorifera dell’Istituto San Raffaele fino a novembre 2019, quindi oltre un anno dopo il passaggio in giudicato della condanna, e solo successivamente confiscati come prevede il codice di procedura.