Evasione record in Lombardia: sequestrati 300 milioni

28/03/2023

Quello avvenuto nelle ultime ore è uno dei sequestri per evasione fiscale più grande degli ultimi anni. In Lombardia la Guardia di Finanza di Milano ha smascherato un giro di evasione fiscale da 300 milioni di euro, rilevato con i captatori informatici nei telefoni dei sospettati.

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Nelle ultime ore la Guardia di Finanza di Milano ha condotto una maxi indagine che ha portato a ventidue ordinanze di custodia cautelare, dieci arresti e dodici arresti domiciliari, nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura. Gli inquirenti hanno smascherato un sistema di evasione fiscale che avveniva in Lombardia da più di vent’anni.

L’ordinanza firmata dal gip Luca Milani ha fatto emergere che il denaro proveniente dalla maxi evasione fiscale era stato indirizzato prima in Cina grazie ad alcuni complici cinesi e poi fatto tornare in Italia con false fatture.

Il sistema di evasione fiscale funzionava attraverso la sostituzione di consorzi e società cooperative di lavoro che venivano spinte al fallimento e sostituite con nuove società create apposta per lo scopo che emettevano fatture per operazioni inesistenti.

Le società cooperative avevano vita breve: solo dopo pochi anni di attività venivano chiuse e sparivano nel nulla, creando al loro posto nuovi operatori che avevano lo scopo di “coprire” le tracce delle precedenti attività e della truffa.

La Guardia di Finanza di Milano arresta 22 persone per maxi evasione fiscale

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I sequestri ammontano a quasi 300 milioni di euro provenienti dall’evasione fiscale. L’inchiesta è stata condotta dai pm Grazia Colacicco e Pasquale Addesso, e ha portato a 22 arresti con le accuse di associazione per delinquere, bancarotta, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Le aziende che sono state sottoposte a sequestro agivano nel settore della logistica e del facchinaggio. Le aziende consorziate erano tutte intestate a “prestanome”, e su di esse gravavano tutti gli oneri contributivi e fiscali relativi ai lavoratori.

La procura di Milano per svolgere le indagini si è avvalsa di intercettazioni attraverso il sistema del trojan, ovvero dei captatori informatici che erano stati posizionati nei telefoni degli indagati facendo emergere così la truffa. Le indagini sono state coordinate dai pm di Milano Grazia Colacicco, Pasquale Addesso e Roberto Fontana.