Cosa c’è da sapere sul Bonus contributivo parità di genere 2022/2023

Come funziona il bonus contributivo sulla parità di genere 2022/2023? L’agevolazione è destinata ai datori di lavoro che dimostrino un impegno reale, efficace e concreto per la riduzione delle disuguaglianze tra uomini e donne.

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La parità di genere nel mondo del lavoro non è ancora stata raggiunta, ma è fondamentale che le distanze si accorcino sempre di più per raggiungere un trattamento egualitario a prescindere dal sesso biologico, e non solo.

Studi, ricerche e inchieste hanno più volte mostrato il lato oscuro di certe realtà in cui le donne, in quanto donne, vengono trattate in maniera diversa rispetto agli uomini. Inoltre, altro problema fondamentale è la differenza nella retribuzione, perché in Italia le donne ricevono uno stipendio minore rispetto ai colleghi uomini che ricoprono la stessa identica posizione e svolgono il medesimo lavoro.

Diviene dunque urgente prendere provvedimenti affinché la parità di genere si raggiunga nella realtà, non solo a parole. Col fine di raggiungere la parità di genere nel mondo del lavoro, è stato istituito con la Legge sulla parità salariale, il bonus contributivo per il rispetto della parità di genere, riguardo il quale il Ministero del Lavoro ha pubblicato il decreto attuativo. Si rimane ora in attesa delle specifiche e delle istruzioni INPS.

Bonus parità di genere 2022/2023: cosa prevede e a chi è rivolto

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Al via il bonus contributivo parità di genere 2022/2023, destinato ai datori di lavoro del settore privato che dimostrino di essersi impegnati efficacemente per ottenere la certificazione della parità di genere secondo quanto previsto dalla Legge sulla parità salariale. Il bonus, nello specifico, è rivolto a chi possa dimostrare di avere messo in atto manovre così da ridurre le disparità di genere.

Le aziende che dunque dimostrino di promuovere la parità tra uomini e donne nel lavoro, potranno ottenere il bonus, che si materializza in un esonero dal versamento dei contributi previdenziale a carico del datore di lavoro privato e non può essere più alto della soglia dell’1% dei contributi dovuti entro il limite massimo di 50.000 euro annui per ciascuna azienda.

Per gestire il bonus in prima linea l’INPS in collaborazione con il Ministero del Lavoro, l’Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP) e il Dipartimento per le Pari Opportunità. Quest’ultimo si occuperà di rispettare il Piano strategico nazionale per la parità di genere.