Bonus e servizi della Pubblica Amministrazione: niente più SPID, solo CIE?

Negli ultimi periodi si è parlato molto della possibile eliminazione definitiva dello SPID, ovvero il Sistema Pubblico di Identità Digitale, nonostante venga utilizzato da almeno 34 milioni di cittadini per l’accesso a svariati servizi e portali fondamentali. Stando alle ultime novità, lo SPID “sopravviverà” nel 2023, ma poi verrà del tutto sostituito dalla CIE.

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Ogni volta che si parla di Bonus e di pratiche online sui siti della Pubblica Amministrazione, protagonista è lo “SPID”, utilizzato da circa 34 milioni di cittadini. Il Sistema pubblico di Identità Digitale rappresenta uno strumento fondamentale ed è stato reso disponibile proprio per semplificare e rendere sicuro l’accesso da parte dei cittadini, ai servizi telematici della Pubblica Amministrazione.

Negli ultimi mesi sembrava però che lo SPID sarebbe stato sostituito definitivamente da un’altra identità digitale, ovvero la Carta di Identità Elettronica (CIE). Invece, lo SPID è stato “salvato”, almeno per ora.

Rimane infatti temporaneo l’utilizzo del Sistema Pubblico di Identità Digitale, come si apprende dalla fase di conversione del Decreto PNRR 3 in Legge.

SPID: ancora si potrà utilizzare, ma scadrà a dicembre 2024

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Sì allo SPID, ma ancora per poco: è ciò che deriva dal Decreto PNRR 3 in fase di conversione in Legge (processo che terminerà il 25 aprile 2023); sono stati stanziati 40 milioni di euro così da potere garantire gli adeguamenti tecnologici richiesti ai gestori di SPID, ma poi passato l’anno corrente e il 2024, lo SPID scomparirà.

La data in cui lo SPID non sarà più utilizzabile e in cui l’unica identità digitale accettata sarà la CIE è il 31 dicembre 2024.

Il motivo deriva dalla richiesta degli identity provider, cioè le aziende che gestiscono l’identità digitale in Italia. Queste ultime sono arrivate a pensare di non rendere più disponibile il servizio perché bisognose di 50 milioni di euro per un adeguamento dei compensi dopo la crescita e il successo del servizio, che conta molti più utenti rispetto a quando è nato.

Il Dipartimento per la trasformazione digitale e il sottosegretario alla Presidenza al Consiglio con delega all’Innovazione, Alessio Butti, hanno dunque “slavato” lo SPID per altri due anni grazie all’utilizzo di parte dei fondi del PNRR, missione 1.

In questi due anni però, lo SPID non rimarrà esattamente lo stesso. Se non avverranno modificazione al Decreto PNRR in fase di conversione in Legge, la nuova convenzione tra AGID e i gestori dell’identità digitale pubblica prevede le seguenti modifiche:

  • obblighi dei gestori, nonché le modalità e il cronoprogramma della loro attuazione;
  • i criteri e le modalità previsti per la verifica del conseguimento e del mantenimento degli obiettivi stabiliti dalle norme vigenti, dalle convenzioni stesse e dalle linee guida dell’AGID;
  • le regole tecniche e le modalità di funzionamento dell’accesso ai servizi garantito tramite il sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale (SPID);
  • l’obbligo di verifiche dei dati nell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR) per ogni provider dovrà effettuare a cadenza prestabilita;
  • le modalità di erogazione del finanziamento del progetto sulla base dei costi sostenuti, dell’adempimento degli obblighi convenzionali e del raggiungimento degli obiettivi prefissati, monitorati e verificati per approvazione dall’Unità di missione PNRR presso il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, titolare del sub-Investimento della Missione 1. L’unità servirà per il monitoraggio.